ERA NUCLEARE (ORA NON LO E' PIU')

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lunedì 2 maggio 2011

Referendum sul nucleare: la decisione spetta alla Cassazione

Centrale nucleare
 
Dopo il coro di proteste seguite alle parole di Silvio Berlusconi, secondo cui il governo avrebbe bloccato “in modo responsabile” il referendum sul nucleare in modo da poter riproporre l’argomento fra qualche anno, ecco le ultime dichiarazioni del ministro dello Sviluppo economico, Paolo Romani, e, soprattutto, i possibili scenari futuri legati alla validità della consultazione referendaria.
Lo spunto della riflessione nasce dalle parole dello stesso Romani che, commentando le ultime dichiarazioni di Berlusconi, ha affermato:
Sullo stop al nucleare non esistono contraddizioni con l’azione di governo, ma il referendum non pone garanzie sul nucleare: produrrebbe un “no” e basta. Si andrebbe a votare su un tema vecchio. Facendo abrogare quella parte della normativa che riguardava la costruzione delle centrali, ora possiamo preoccuparci di ciò che conta, e cioè la sicurezza. Per il futuro prossimo abbiamo intenzione di sviluppare le energie rinnovabili in modo da colmare il più possibile il nostro gap energetico. Solo quando giungeremo a stabilire parametri di sicurezza validi a livello mondiale potremo riaprire il discorso.
Nonostante le dichiarazioni di circostanza, da più parti appare però probabile che l’azione del governo e, soprattutto le dichiarazioni del Presidente del Consiglio, potrebbero non ottenere l’effetto sperato di rendere inutile il referendum.
La sentenza 68 del 1978 della Corte costituzionale dichiara infatti che una nuova legge non può provocare l’annullamento automatico di un referendum. In pratica, se la legge non abbandona “i principi ispiratori della disciplina preesistente” che si vuole abrogare, il referendum si svolgerà normalmente.
Per quanto riguarda il caso del nucleare in Italia, quindi, la formulazione dell’emendamento del governo potrebbe essere inteso come una semplice modifica formale proprio perché non accenna a una rinuncia definitiva al nucleare ma rinvia a “ulteriori evidenze scientifiche” e a futuri “sviluppi tecnologici”.
La decisione finale spetta comunque alla Cassazione che, nella valutazione della nuova normativa, prenderà in considerazione il testo dei quesiti referendari e, sicuramente, le parole pronunciate da Berlusconi. Secondo Michele Ainis, costituzionalista a Roma Tre, infatti:
Le intenzioni del premier non entrano nel giudizio della Corte, ma lo sgambetto a un istituto di democrazia diretta come il referendum è grave sul piano della correttezza costituzionale.
In attesa di ulteriori sviluppi non ci resta quindi che attendere la parola della Cassazione, sperando che non venga vanificata la raccolta di firme dei promotori e, soprattutto, l’importanza di uno strumento democratico fondamentale quale appunto il referendum.
(da www.greenstyle.it)

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